venerdì 12 agosto 2011

Pacific trash vortex


E' questo il nome che è stato dato per identificare un'elevata concentrazione di rifiuti, un vortice appunto di spazzatura localizzato nella parte nord dell'Oceano Pacifico che si è formata a partire dagli anni '50. Se uno guarda le immagini dall'alto rimane impressionato, poichè assomiglia ad una gigantesca isola ma dove però nessuno può approdarvi e scendervi. L'estensione di questa, passatemi il termine, "discarica galleggiante" è notevole, possiede un diametro di circa 2500 km ed una profondità media di 30 metri, dove l'80% è plastica proveniente per lo più dai continenti, mentre solo una minima parte ha come fonte navi private, commerciali o pescherecci. Da un sopralluogo effettuato da Chris Parry del California Coastal Commission di San Francisco (USA) è emerso che essa possiede una densità tale che il peso complessivo di quest'isola, se fosse pesata, sarebbe di circa 3,5 milioni di tonnellate. Ma voi vi chiederete..come ha fatto a formarsi? Questo perchè nella parte settentrionale dell'Oceano Pacifico è presente la North Pacific Subtropical Gyre; questa altro non è che una lenta corrente oceanica, la quale si muove in senso orario a spirale, i venti sono leggeri e le correnti tendono a spostare qualsiasi cosa galleggiante nella zona a bassa energia nel centro del gyre. Come si può ben  immaginare in quest'area la vita è ridotta solo a pochi grandi mammiferi o pesci e dove la plastica costituisce un grave problema. Può essere allora per esempio, come sottolineato anche da Greenpeace, che degli uccelli marini o altri animali possano scambiare questi rifiuti per prede. Risultano infatti numerosi gli uccelli ed i loro pulcini trovati morti con gli stomaci pieni di oggetti in plastica come tappi di bottiglia, accendini e palloncini. Una tartaruga trovata morta alle Hawaii aveva addirittura più di mille pezzi di plastica nello stomaco e nell'intestino. Da un report della UNEP (United Nations Environment Programme) "Ecosystems and Biodiversity in Deep Waters and High Seas" del 2006 è stato stimato che sono oltre un milione gli uccelli marini e 100.000 i mammiferi e le tartarughe marine uccise ogni anno dall'ingestione della plastica. Inoltre c'è anche la possibilità che gli animali possano impigliarsi nei filamenti di plastica o mangiare le piccole particelle di plastica che si originano per degradazione e che galleggiano nell'acqua. La pericolosità di questo materiale inoltre aumenta con l'effetto "Chemical sponge", ovvero la plastica può funzionare come una sorta di spugna, all'interno della quale possono concentrarsi molti dei più dannosi inquinanti come i POP (inquinanti organici persistenti), dove un qualsiasi animali che ingerirà uno di questi detriti plastici prenderà anche degli inquinanti estremamente tossici. Oltre al Nord Pacific Gyre vi sono altri punti con circolazione lenta, come in Atlantico per esempio l'area del Mar dei Sargassi; ma il problema non stà nella naturale circolazione delle acque oceaniche, ma purtroppo nell'uso ancora troppo massiccio che si fà della plastica.