Tra poco sarà il 1° Dicembre e con tale data avrà ufficialmente inizio l'inverno metereologico. Nel post precedente ho riportato come molti animali durante il periodo freddo debbano compiere migrazioni verso luoghi con condizioni ambientali più ospitali per poter sopravvivere durante questo periodo. Altri animali, e penso allora a numerosi mammiferi come l'Orso (Ursus arctos), il procione (Procyon lotor) e tanti altri, hanno assunto come strategia di vita e adattamento al superamento di questi mesi difficili il letargo o ibernazione. Questo periodo di torpore può essere più o meno profondo e la sua durata varia in relazione alla temperatura esterna, più lungo è l'inverno e più duratura sarà l'ibernazione dell'animale. I mutamenti fisiologici a cui vanno incontro queste specie sono diversi: la pressione del sangue cala notevolmente, la frequenza delle pulsazioni si riduce fino a pochi battiti al minuto, la respirazione diventa irregolare e molto lenta e la temperatura corporea si abbassa fino quasi al congelamento. L'animale digiuna durante la stagione fredda e sopravvive metabolizzando le riserve di lipidi immagazzinati durante il periodo autunnale. E' proprio il rallentamento delle funzioni vitali citate sopra che consente questo digiuno prolungato all'animale senza che questo vada incontro alla morte. Molti però si possono chiedere: ma come può un animale che si sveglia dal letargo essere subito attivo? Bene, diversi mammiferi che vivono appunto in climi freddi e cadono in letargo, oltre al normale tessuto adiposo, sono dotati di uno specifico tessuto adiposo situato nel collo e tra le spalle, il grasso bruno, il quale è in grado di produrre una massiccia quantità di calore. Questo tessuto termogenetico è riccamente vascolarizzato ed è innervato dal sistema nervoso ortosimpatico, mentre il colore bruno è dovuto all'alto numero di mitocondri di cui sono dotate le sue cellule. Ora la capacità di sviluppare calore da parte di questo tessuto è legata a una proteina (la termogenina), la quale è situata sulle membrane interne dei mitocondri e che viene attivata dalla noradrenalina. Le strutture vascolari molto sviluppate di cui il tessuto adiposo bruno è provvisto consentono così la distribuzione del calore in tutto l'organismo favorendo il rapido riscaldamento dell'animale, il quale può recuperare le sue capacità difensive e offensive.
Una curiosità: il grasso bruno lo troviamo anche nell'uomo nei primi stadi di vita (fasi subito dopo la nascita), quando effettivamente i centri ipotalamici sono ancora poco sviluppati e il neonato non è ancora in grado di reagire per via riflessa agli stress termici del freddo.
molto molto interessante. grazie.
RispondiEliminaehi ma io posto e non appare niente..va là!!!
RispondiEliminaenrico
@marco: grazie!!
RispondiElimina@enrico: sapevo che avresti apprezzato questo post!!
Questo Dott.Marco Gavioli ne sa a pacchi...complimenti!!!Gran link!!!!
RispondiEliminaG.C.
@G.C.: grazie mille!!
RispondiEliminacomplimenti
RispondiElimina@anonimo:grazie!!
RispondiEliminaGrande prof. 💪💪
RispondiEliminaGrazie!
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