giovedì 24 marzo 2011

La "Cintura" del Pacifico..un contorno di hot spots



Ciò che è successo in Giappone ultimamente, e non parlo del problema nucleare, ma delle forti scosse di terremoto che hanno colpito la popolazione nipponica (a cui và la mia più sentita vicinanza e affetto in questo momento) hanno avuto effetti più devastanti di quelle che le hanno precedute in passato in quanto oltre al sisma si è generato anche uno tzunami. Ora, a seguito della richiesta da parte di alcuni lettori del blog vorrei fare un'attimo di chiarezza sul perchè questa regione dell'estremo oriente è così facilmente esposta a terremoti e come mai si è verificata la conseguente onda anomala. C'è da dire innanzitutto che il sistema di isole giapponese si trova localizzato sul margine dell'imponente placca euroasiatica, la quale fronteggia la placca del Pacifico e più a sud quella delle Filippine. Questo fà si che di fronte alle coste giapponesi (quelle che danno verso il Pacifico) si sia formata nel corso di migliaia di anni una fossa oceanica molto profonda, la quale indica chiaramente la presenza di un fenomeno di subduzione dove la placca oceanica del Pacifico e quella più a sud delle Filippine scorrono sotto la litosfera continentale del Giappone in quanto quest'ultima presenta una densità minore. Questo processo segue una linea o piano di Benioff che scende in profondità con un'angolo rispetto alla superficie terrestre compreso in genere tra i 30° e 70°. La litosfera che sprofonda e và verso il Mantello genera attriti con le rocce circostanti e sono tali scontri che determinano gli ipocentri dei terremoti di cui noi vediamo poi gli effetti in superficie. Questo può aiutare a capire come mai si originano i terremoti in quella zona, ma come fà direte voi a originarsi uno tzunami??Ecco, esistono diciamo quattro fasi di sviluppo di un maremoto: nascita, propagazione in acqua profonda, propagazione in acqua poco profonda e impatto sulla costa. Di questi passaggi ritengo la nascita sia quella fondamentale, in quanto questo fenomeno può essere originato da eruzioni vulcaniche o da frane sottomarine (ma questi sono casi poco frequenti), mentre invece più spesso hanno inizio da un terremoto. Il requisito principale è lo spostamento verticale e rapido della colonna d'acqua, e questo segue generalmente un sisma che per poter produrre uno tzunami deve avere una magnitudine maggiore di 6,5 e ipocentro inferiore ai 50 Km di profondità.Ora il recente sisma, o meglio sciame sismico che ha colpito il Giappone, ha avuto un picco di magnitudo addirittura di 8,9!!Questo ha determinato quelle onde devastanti alte anche 10-15 metri che si sono abbattute sulla costa. In realtà le onde generate dal maremoto si propagano in ogni direzione e con una velocità che in acqua profonda può raggiungere anche gli 800 Km/h e circa 1,5 metri di altezza, per poi "rallentare" in acque poco profonde intorno ai 200 Km/h ma aumentando l'altezza fino a raggiungere la costa dove diminuisce lo spessore dell'acqua e aumenta l'attrito che porta a una diminuzione della velocità delle onde intorno ai 50 Km/h ma le fà aumentare di diversi metri d'altezza (quelle che si sono abbattuta sulle coste nipponiche erano di una decina di metri come citato in precedenza). Questi fenomeni si verificano perchè la Terra è "viva", poi possiamo dare la colpa alla natura e a quello che vogliamo ma la realtà è che questi sono processi fisiologici della Terra e che l'uomo non può pensare di governare.

giovedì 3 marzo 2011

Phoenix Island: La forza della Vita


Oggi vorrei raccontarvi di un evento, riportato dal National Geographic, che forse a chi legge potrà sembrare non ci riguardi direttamente visto che il luogo in cui avviene si trova a migliaia di km da noi, e più precisamente alle Isole della Fenice. Questo è un minuscolo arcipelago situato nel Pacifico Centrale, vicino alle Isole Figi, dove la vicinanza all'Equatore determina delle condizioni meteorologiche che non subiscono grossi cambiamenti. Cosa è successo?Ecco, le barriere coralline presenti in quest'area, nel 2002-2003 hanno subito una rara calamità, e cioè, un picco (un forte aumento) della temperatura delle acque marine del luogo (in alcune zone è arrivata addirittura a 31°C). La causa è legata a El Nino di quel periodo, che ha portato una massa d'acqua più calda di oltre 1°C rispetto alla norma, rimanendo per circa sei mesi intorno alle Isole della Fenice. La conseguenza di questo evento è stata lo sbiancamento delle scogliere di madrepora e la morte del corallo. Quando questo smette di vivere succede che le alghe possono attecchire e crescere sulla superficie delle madrepore morte, rendendo così estremamente difficile l'insediamento di nuovo corallo. Cosa è stato fatto allora per risolvere il problema? Attraverso la Convenzione sulla Biodiversità firmata in Brasile nel 2006 si è riusciti a istituire due anni dopo la Phoenix Island Protected Area (PIPA), che è attualmente con i suoi 406.628 chilometri quadrati la più vasta area marina protetta del mondo. E voi mi direte, ma perchè l'area protetta è stata la soluzione? Poichè proteggendo i pesci (impedendone la pesca), tra i quali per esempio c'è il pesce pappagallo (Sparisoma cretense), che brucano le alghe, impedendo così l'asfissia e la morte del corallo. Ho detto all'inizio che "sembra" che questo episodio non ci riguardi direttamente, perchè la causa di quell'anomalia del Nino sono i cambiamenti climatici, dovuti ai gas clima alteranti di cui anche noi siamo responsabili. Inoltre la barriera corallina non è semplicemente un ecosistema bello da vedere con tutti i suoi coralli e pesci colorati, è molto di più! Riesce a immagazzinare grandi quantità di CO2 (il principale gas serra), sottraendola all'atmosfera, arrivando così a fornire un "servizio ambientale" a tutti noi. La cosa poi che forse trovo ancora più appassionante è vedere come la natura, se lasciata libera di agire (come in questo caso attraverso la protezione della fauna ittica) riesce a rimediare a problemi causati dall'uomo, ridando vita a qualcosa che era morto. In questa direzione và il mio pensiero finale, frutto anche di un convegno sulla Biodiversità a cui ho partecipato la settimana scorsa, e cioè sulla necessità di dare importanza e risorse economiche alle aree protette, poichè esse sono fondamentali per conservare la diversità della vita e sono in grado di tutelare o ripristinare le funzioni ambientali. Concludo infine con un breve discorso, che credo significativo e riassuntivo di tutto, del famoso biologo Edward O. Wilson, il quale disse: "La varietà delle forme viventi - o "Biodiversità", secondo un termine nuovo del gergo scientifico - è la chiave di volta per la conservazione del mondo così come lo conosciamo. In un determinato luogo, la vita, assalita dalla furia di un temporale, è capace di riprendersi subito proprio grazie all'esistenza della biodiversità. Vi saranno specie opportuniste che, evolutesi per far fronte a questo genere di situazione, si precipiteranno a riempire gli spazi rimasti vuoti e daranno il via alla successione che riporterà l'ambiente in uno stato molto simile a quello originario. Questo è l'impianto vitale che ha richiesto un miliardo di anni per arrivare ad essere quello che è. Un meccanismo che ha fagocitato, avviluppandola nei propri geni, la furia dei temporali e che ha creato il mondo in cui noi, a nostra volta, siamo creature."