Molte specie animali trascorrono la propria vita sempre nella stessa area, ma ve ne sono altre che invece passano la loro intera esistenza a spostarsi in modo regolare e periodico. Queste ultime percorrono rotte ben precise e possono arrivare a coprire anche distanze molto grandi. Ma che cosa spinge questi instancabili e caparbi esseri viventi a compiere dei viaggi così lunghi? I motivi principalmente sono i seguenti: la necessità di trovare un luogo adatto per la riproduzione, difficoltà di carattere ambientale che si presentano periodicamente (es: freddo), risorse alimentari non disponibili in un'unica zona per tutto l'anno.
La cosa che però mi affascina e colpisce di più è il fatto che questi animali in migrazione riescano a mantenere una forte concentrazione sul loro obiettivo durante tutto il tragitto, senza lasciarsi distrarre da tentazioni o farsi turbare da difficoltà. In questo senso ho trovato molto interessante l'esempio riportato dal biologo Hugh Dingle in un articolo della National Geographic, ovvero che se ad una sterna codalunga (Sterna paradisaea) durante la sua migrazione dalla Terra del Fuoco all'Alaska venisse offerta un'odorosa aringa da un birdwatcher della Baia di Monterey, essa la ignorerà. Questo perchè, spiega Dingle, per gli animali in migrazione nulla conta di più del "devo arrivare lì". La sterna resiste alle distrazioni perchè è guidata da una consapevolezza istintiva di qualcosa che in noi esseri umani genera profonda ammirazione: uno scopo più grande. La sterna sa che potrà mangiare e riposare più tardi. In quel momento l'unico oggetto della sua attenzione è il viaggio e raggiungere al più presto una linea di costa dell'Artico. Questo servirà al suo scopo più grande, come predisposto dall'evoluzione: trovare un luogo adatto e una serie di circostanze favorevoli in cui potrà covare e allevare la sua progenie. Le specie che migrano sono diverse, ma la sterna codalunga (Sterna paradisaea) è sicuramente quella che compie la migrazione più lunga, essa percorre infatti circa 70.000 km all'anno, in base a un recente studio fatto da un gruppo di ricercatori del Greenland Institute of Natural Resources, dell'Università di Aarhus, del British Antarctic Survey e dall'istituto islandese di scienze naturali.
Many animal species spend their lives in the same area, but there are species that spend their entire life to move with regularity. These last species go through precise route and they can cover very long distances. But what drives these tireless and stubborn living beings to make the trips so long? The main reasons are: the need to find a suitable place for reproduction, environmental problems which periodically occur (eg: cold), food resources not available in a single area for the whole year. The thing I find fascinating and strike me most is the fact that these animals during migration are able to maintain a strong focus on their target all the way, without be distracted by temptation or be disturbed by difficulties.
In this sense I found very interesting the example given by a biologist Hugh Dingle in an article in National Geographic, that is, that if an artic tern (Sterna paradisaea) during its migration from Tierra del Fuego to Alaska was offered an odorous herring from a birdwatcher of Monterey Bay, it will be ignored. This is beacuse, explains Dingle, for animals during migration nothing matters more than "I have to get there".
The tern resists distraction because it is driven by an instinctive awareness of something that generates in us humans a profound admiration: a greater purpose. The tern knows he can eat and rest later. In that moment the only object of his attention is the journey and reach as soon as possible an Arctic coastline. This will serve his greater purpose, as prepared by evolution: finding a suitable place and a series of favorable circumstances where he can hatch and raise his offspring.
There are several species that migrate, but the Arctic tern (Sterna paradisaea) is certainly one that makes the longest migration, in fact it covers about 70,000 km per year, according to a recent study done by a group of researchers from the Greenland Institute of Natural Resources, University Aarhus, the British Antarctic Survey and the Icelandic Institute of Natural Sciences.
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